Si farebbe un torto al diavolo se si
ritenesse che egli operi in opposizione a un ordine cristiano e morale
dell’universo, né gli interessa esercitare il proprio imperio sul mondo o di
spodestare Dio dal suo trono celeste. L’unico movente che lo spinge ad agire è
un istinto ludico e capriccioso che talvolta maschera sotto le spoglie di un
ideale nobile o di un imperativo estetico. In principio si è affrancato dalla
beatitudine divina per opporre la propria individualità dinnanzi al mondo,
poiché il mondo esiste solo in opposizione alla sua individualità. Ha
rinunciato ad ascendere nell’Olimpo per erigersi a guardiano della Terra,
questo ghetto spregiato da Dio, appestato fra gli appestati, e mischiarsi agli
uomini, che egli disprezza ed ama a seconda della sua natura volubile, e di cui
scimmiotta e asseconda le passioni dell’anima poiché a lui sono proibite. La
sua diserzione è anche la sua vanità, che sfoggia come un marchio di levatura
spirituale e distinzione aristocratica. Eternamente inconsolabile egli veglia
sugli uomini per consolarli, o per punirli, per illuminarli o per dileggiarli
secondo il suo capriccio. Egli è anche un ammiratore della virtù, non già come
valore etico che gli è impossibile comprendere benché talvolta posi da
filantropo, ma come espressione estetica, e ugualmente deplora il vizio nelle
sue più turpi manifestazioni. E’ capace del sommo bene e del sommo male
indifferentemente, dal momento che entrambi non lo riguardano. Amante delle
scienze e delle arti, egli è il genio del mondo che ispira l’umanità e al
contempo la spinge a perpetuarsi soffiando sulla fiamma del suo impulso vitale.
Egli ha creduto di aver addormentato Dio col suono del suo violino, ma in
realtà sta solamente sognando un Dio che dorme.
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