mercoledì 19 dicembre 2018

SULL'ARTE (Parte I)





L’arte non deve evocare l’emozione umana, ma l’impassibilità divina.

La segreta ambizione di ogni pittore è quella di rendere ovvio il fatto che tutta la Creazione sia un plagio della sua opera.

Il pittore non dipinge mai il soggetto del suo quadro in quanto non ritrae altro che il proprio stile. Tuttavia la presenza di un modello gli è ugualmente indispensabile per soddisfare la vanità di avere un pubblico e il proprio sadismo di vederlo immobile.

L’opera pittorica è un palazzo nel quale lo spirito del creatore aspira a rifugiarsi ma che, una volta terminato, lascia il suo proprietario fuori la porta.

L’arte non deve attingere gli stati d’animo dalla vita, ma è la vita che deve apprenderli dall’arte. Quest’ultima è la liturgia di qualsiasi emozione, che altrimenti sarebbe inesprimibile.
La decadenza della pittura è imputabile esclusivamente ai modelli che non compiono più alcuno sforzo per assomigliare ai propri ritratti.

L’artista è l’apprendista stregone che pretende di padroneggiare le arti infernali, ma la sua opera è l’arca che lo mette in salvo dalle conseguenze della propria irresponsabilità.
Dipinse il proprio autoritratto, e lo trovò così somigliante che si appese alla parete.
Una violinista è l’ideale sublime del femminino: l’arte addomesticata dalla natura. Nella dissonanza armonica del conflitto il violino abdica come strumento musicale e si offre come accessorio ornamentale della donna.
La poesia non è il nodo d’amore tra il poeta e la donna, ma è la donna il nodo d’amore tra il poeta e la sua poesia.

Solo i poeti dilettanti scrivono componimenti sull’alba. I grandi poeti non si svegliano mai prima di mezzogiorno.

Scrisse poesie per dare un senso alla sua tristezza, fu triste per dare un senso alle sue poesie.

Il senso della poesia lo conferisce il suono, l’intonazione le dà la forma, e il suo significato ha il pregio di essere assolutamente insignificante.

La poesia è il più sofisticato dei linguaggi dell’arte essendo una sintesi fra il potere evocativo dell’immagine pittorica, che si manifesta nella rappresentazione calligrafica della parola, e quello armonico-musicale della sua conversione fonetica.

La rima e la metrica sono gli strumenti con cui il poeta traduce ritmicamente l’archetipo originario universale. Dal momento che quest’ultimo è inaccessibile a qualunque comprensione intellettiva necessita di una conversione sonora per manifestarsi altrove, essendo la musica la sola lingua ordinatrice del cosmo. Pertanto, per obbedire al vincolo delle regole compositive e riflettersi nel gioco degli specchi rimici secondo uno schema di associazioni per immagini, si oggettivizza in una forma che sia incomprensibile persino a un commesso viaggiatore.

La rima è l’eco di una verità impronunciata.

Il destino ineluttabile dell’arte è quello di affogare nel lago sul quale riflette il volto del mondo.

L’arte è lo specchio che ha reso l’umanità visibile a se stessa. La prima reazione è stata la sorpresa della scimmia, la seconda la vanità della donna che nel contemplarsi troppo a lungo è giunta alla conclusione che i suoi lineamenti somigliano a quelli di una scimmia.

Non vi è nulla di romantico in un tramonto. E’ solo una citazione letteraria della natura per fare digerire agli spettatori la prolissità della sua opera.

Ciò che fa di uno sgabello un’opera d’arte in una mostra di esposizione è il divieto di sedervisi sopra. Il difetto della praticità viene sublimato dalla proibizione del servirsene.  
Un estintore appeso alla parete di una casa comunale è dopotutto solamente un estintore. Ma se il medesimo estintore è appeso alla parete di un museo ne conviene che è un’opera d’arte. Ciò che determina l’effetto artistico non è l’oggetto in sé, ma la sacralità del luogo in cui è posto così come l’erotismo di una caviglia femminile non può mai prescindere da un contesto sociale. Soltanto l’occhio dell’esteta può apprezzare la blasfemia dissacrante del contrasto essendo l’effetto riempitivo dell’estintore quello di sottintendere un’assenza, ma solamente un villano se ne servirebbe per spegnere un incendio.   

Una rappresentazione pittorica è un elemento esclusivamente decorativo, mentre la cornice assolve una funzione necessaria in quanto salvaguarda l’integrità dell’opera dalla promiscuità della vita. In assenza di essa l’effetto artistico si disperderebbe e il filisteo non saprebbe da che parte puntare il naso.

Non c’è bisogno di scrivere un’opera in sette volumi per annoiare il proprio lettore. Se si è un bravo scrittore lo si potrebbe fare ugualmente in sette righe.

Il feticismo letterario del bibliofilo è una necrofilia appassionata con aggravanti platoniche.

Non si possono più scrivere tragedie teatrali da quando il Fato ha abdicato alla fede collettiva, rinunciando a intrecciare sapientemente i fili dell’esistenza secondo i suoi imperscrutabili disegni. Nell’epoca del libero arbitrio le azioni sono esclusivo capriccio degli uomini e pertanto ogni tragedia è destinata a risolversi in farsa.
Il teatro è l’espediente con cui l’astuzia prometeica degli uomini inganna i propri Dei offrendo al loro appetito, anziché un sacrificio di carne, una simulazione di cartapesta. Per mezzo di questa messinscena essi distraggono l’occhio della divinità e così facendo ne eludono la sorveglianza per l’intera durata della rappresentazione.
La morte scenica di un eroe tragico è un olocausto sufficiente per appagare l’appetito di una divinità, e il rituale che anticipa tale offerta votiva è rivolto a favorirne la digestione.

Lo scrittore non sapeva quale iniziativa far intraprendere al proprio personaggio e quindi, per prendere tempo, decise di fargli fumare un sigaro. L’apatia creatrice dei romanzieri sta decisamente nuocendo alla salute dei loro soggetti.

La citazione è un espediente con cui i pessimi scrittori e quindi i bravi giornalisti invocano un’aria classica per dare respiro ai loro cori di campagna, provocandole la morte per asfissia.
Il poeta è un tale che cataloga le cianfrusaglie della sua anima con lo spirito dell’antiquario e riesce a spacciarle al pubblico come articoli da collezione.
Solo un grande poeta può scrivere una poesia brutta. Un poeta mediocre, per quanto si sforzi, non può che scrivere una poesia mediocre.

L’arte risponde sempre a un quesito morale, ma tutta la morale è una questione estetica.

La vera avanguardia del nostro secolo è la pretesa sovversiva del borghese di scandalizzare l’amoralità dell’artista, il quale non ha altra scelta per salvaguardare la propria indecenza che quella di rifugiarsi nella pedanteria.

Ricercare la morale in una poesia è come ricercare la poesia in un’opera morale.

La poesia, nella sua più perfetta espressione, è un componimento musicale il cui spartito è impronunciabile per qualunque lingua. Ugualmente la musica perfetta si dissolve nelle sfere della poetica e la sua lettera è illeggibile al maestro d’orchestra.

La musica pulisce lo spirito laddove la parola lo inquina. Essa è il solo linguaggio di Dio, ma il diavolo per sussurrare all’orecchio degli uomini si serve della letteratura.




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