venerdì 31 maggio 2019

UN ROMPICOGLIONI



Omaggio a Quinto Orazio Flacco


Per la via passeggiavo beato
quand’ecco che una voce mi chiama
e un tale che conosco di fama
mi saluta tutto infervorato

Quindi prende la mia direzione
e subito mi vien l’orticaria
perché quello aveva tutta l’aria
di voler attaccare bottone

Lo salutai guardandolo appena
nell’attimo in cui fiutai il pericolo
ma proprio mentre svoltavo il vicolo
me lo trovai attaccato alla schiena

Subito affrettai il passo invano
nella speranza di seminarlo
e senza che potessi ignorarlo
quello m’afferra per il pastrano

Poi si appollaiò sulla mia spalla

“Come va? È un po’ che non ti vedo”
“Non male, per ora” e mi congedo
ma ormai non potevo più scamparla

Bianco in volto già stavo sudando
e il sangue mi divenne di ghiaccio
quando prendendomi sottobraccio
mi chiese: “dov’è che stavi andando?”

“Lontano da qui per un affare
...perdonami ma vado di fretta
tanti cari saluti” - “Aspetta...
Verrò con te! Non ho altro da fare”

“Ma davvero è un bel po’ di strada
ti consiglio di lasciare stare”
“va’ non ti devi preoccupare
ti starò dietro ovunque tu vada

Disdegno la pigrizia e in fondo
ho il tempo di farti compagnia
non ti lascerò fuggire via
dovessi seguirti in capo al mondo”

E non potei invocare pietà
che quello si accolla in processione
facendomi anche da Cicerone
delle bellezze della città

Mi attacca un bottone smisurato
sui suoi affari e poi anche sui miei
ed io apostrofai tutti gli dei
d’avermi in tal modo castigato

Quindi per sgravarmi quel fardello
tentai all'ultimo una conversione
e li adisco fino in Cassazione
ma nessuno raccolse il mio appello

Declamai il Mea Culpa e il Miserere
due Paternostri e gli antichi salmi
e domo infine deposi le armi
a guinzaglio del mio carceriere

Intanto quello con le sue ciarle
mi flagella senza compassione
ed io me lo porto in espiazione
come una Erinni dietro le spalle

Ecco poi si mette a sproloquiare
del malgoverno e del tempo ingrato
e fra me ragionavo - beato
Bolano poiché ti sai incazzare!

“Ho visto che vorresti scappare
eh non ce la fai più non è vero?
Mio caro non sperarci davvero
sei mio e non ti lascerò andare…"

Sconfitto mi prostro sull'altare
in sacrificio come l’agnello
e affinché ci ficcasse il coltello
offro al mio boia la giugulare

"Ho anche un fine gusto letterario
e a volte mi allieto con la rima
e certo non avresti men stima
di me che d’un Orazio o un Vario

La poesia è da sempre un mio tarlo
lascia che declami qualche verso”
Che mi prenda un accidente adesso
questo è troppo, bisogna fermarlo!

“Non hai un padre, un parente o qualcuno
che tenga alla tua incolumità?”
“Deh non ho nessuno in verità
li ho affossati tutti uno ad uno”

Ben fatto, ma adesso è la mia volta
a ognuno spetta la sua disgrazia
orsù infliggimi il colpo di grazia
ché l’ultima speme mi si fotta

Così ripensai alla profezia
che un dì mi fece una fattucchiera
non morrai di tisi o di colera
e né di podagra o di allergia

Né per scabbia o per altre infezioni
o di sifilide tantomeno 
e neppur di spada o di veleno
ma bensì per un rompicoglioni

Non me lo staccavo più dal culo
anche l'oracolo m’ha fottuto
e riconoscendomi battuto
abbassai le orecchie come un mulo

E lascio dunque che egli mi segua
portandomi dietro la mia croce
e non mi resta neanche più voce
per pregargli un attimo di tregua

Ma volle un dio misericordioso
che proprio all’apice del supplizio
dovesse presiedere in giudizio 
o avrebbe perduto il contenzioso

"C’è lì ad aspettarmi il mio rivale
vieni...un minuto solamente”
“che possa venirmi un accidente
soffro in un aula di tribunale” 

“Ma devo presenziare, che faccio?
Chi di voi due devo lasciar stare?”
“Me ti prego!” - “Va’, non ci sperare”
e ancor mi riacciuffò per il braccio

E a quell’implacabile oratore
di nuovo s’arrese ogni mio nerbo
e senza proferire più verbo
seguo docile il mio vincitore

Invoco la divina indulgenza
mi batto il petto e mi maledico
quand’ecco mi imbatto in un amico
mandatomi dalla Provvidenza

Egli ben conosceva quel tizio,
gli tiro la giacca, storco gli occhi,
ammicco e faccio smorfie e bocchi
perché mi scampi dal mio supplizio

Supplico e miagolo come un gatto
…niente…lo cerco di impietosire
lui ride e finge di non capire
e il sangue mi va in testa d'un tratto

Continuo la mia scena pietosa
ancora niente…quello fa il sordo
…mi mangio il fegato…“ti ricordo
che devi dirmi quella tal cosa…”

“Lo so, ma non voglio disturbarti
e vedo che adesso sei impegnato
parleremo al momento adeguato
non ho fretta…non preoccuparti”

“Ma sarebbe meglio parlarne ora”
dico implorandolo con lo sguardo
“ora non posso…sono in ritardo
ti prego non insistere ancora…

E poi oggi è il giorno dei giudei
dobbiamo rispettarne il precetto
...non vorrai mica fare dispetto
a Yahweh e tutti quanti i farisei?”

“Ma la religione mi dà noia”
ringhio ed invoco l’ultimo aiuto 
"A me no, però…va’ ti saluto"
e se ne andò quel figlio di troia

E mi prende una rabbia feroce
mentre se la fugge il traditore
e in compagnia del mio scocciatore
proseguo per la via della croce


Poi fra i denti faccio l’inventario
di Gesummaria e di Madonne
di tutti gli dei del Pantionne
ed i santi appesi al calendario

E poi di Adamo il fottuto seme
della sua progenie farabutta
e anche la Santa Trinità tutta
uno per volta e tutti e tre insieme

Quand’ebbi finito l’omelia
il collo piegai come un somiero
e a lui mi consegno prigioniero
…se devo crepare, così sia

Dietro quell’indomito ciarliero
proseguii senza una protesta
né più tento di alzare la testa
e soggiaccio alla sua legge e impero

Ma mentre pativo il mio martirio
e accettavo il destino inclemente 
ecco apparve l’altro contendente
che strepitava in preda al delirio

“Dove vai infame?” - gli gridò il tale
“razza di un Proteo! Sporco caprone!”
E a me - ”vuoi farmi da testimone?”
“D’accordo” - “Su presto in tribunale!”

Così dietro a loro seguitai
mentre gridavano come ossessi
poi in mezzo alla folla li dispersi
e per miracolo la scampai

Componimento poetesco andante ma non troppo

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