Non ho
nulla da obbiettare alle nuove teologie alimentari, ritengo dopotutto che la
salute dello stomaco sia un ottimo balsamo per quella dello spirito e che
probabilmente anche la corretta digestione di un agente assicurativo, che abbia
ceduto il suo posto nella catena alimentare, basti a riconciliarlo con le
creature di Dio e a infondergli sensazioni morali. Certo l’inflessibile
severità con cui gli adepti propagandano il proprio culto suscita il sospetto
che un vegano, ad esempio, sia un cannibale che si sia imposto una dieta di
frutta secca. Per una silhouette più
snella, s’intende. Tuttavia il fatto che non imbandiscano ancora sacrifici umani e che talvolta riconoscano anche ai propri
simili gli stessi diritti di una capra di allevamento non lascia alcun dubbio
che siano comunque persone squisite, specialmente se servite con un contorno di
guanciale.
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