domenica 14 luglio 2019

OPERA MAGNA - Ovvero come ottenere la propria pietra filosofale fatta in casa


Durante le lezioni universitarie di diritto ero solito coltivare gli studi alchemici e altre diavolerie per non appisolarmi. Avevo anche imbastito la mia stanza del collegio come un laboratorio per l’esercizio delle pratiche occulte. Dovetti però subito smontarlo per non venire bruciato come una strega a Salem. L’obbiettivo delle mie sperimentazione faustiane era ovviamente quello di trovare la mano di Mida con cui grattarmi il fondoschiena per i secoli a venire. Adesso non mi occupo più di queste amenità, ma al tempo riuscii a formulare in metrica l’intero processo alchemico per la trasmutazione dei metalli in oro - istruzioni per l'uso. Il linguaggio, va da sé, era piuttosto esoterico. Anzi lo era a tal punto che, a distanza di qualche anno, non ho la più pallida idea di quello che ho scritto.
Ma tant’è, eccolo qui.

OPERA MAGNA





Fantasmagorico gioco
opera del demonio
l’Acciaio con il Fuoco
si mischia all’antimonio

Salnitro distillato
dei tuoi fuochi incorrotti
il Tartaro raschiato
dal fondo delle botti

San Giorgio e il dragone
si sfidano a duello
e infiamma la tenzone
a colpi di martello

Che a te sia consacrata
la sua veste nuziale
femmina ingravidata
dallo spirito astrale

La sua fiamma favilla
poi muore e prende il volo
ed il suo sangue stilla
l’acido vetriolo

Su vai sublimazione
della sua vena rossa
avanti imbibizione
l’Aquila è stata morsa

E si sbianca il Lattone
venerea malattia
oh su reincrudazione
risana l’anemia

Petali d’asfodelo
velate la ferita
è l’isola di Delo
del pesce ermafrodita

Incesto sublimato
nel metallico amplesso
embrione ingenerato
del ribis biconvesso

Orsù non ti fermare
maestro demoniaco
che sia fatto covare
con il Sale armoniaco

Cuoci Infante regale
delle mie orbite vuote
il tuo orgasmo ancestrale
afferra sette note

È Mercurio l’aedo
della dissoluzione
va' Saturno negredo
della putrefazione

Giove sublimazione
nel latte verginale
Luna coagulazione
del tuo rebis opale

O Venus germogliante
inverdiscilo e Marte
nutrisci l’Infante
di carne e non di latte

O Sole anch’io vedo
la tua purpurea veste
rosseggiante rubedo
dell’aquila a due teste

E poi ancora a cottura
dalla tua cicatrice
sgorga via la tintura
dell’araba fenice

E per l’atto finale
che si fondi con l’oro:
la pietra universale
qui termina il lavoro

UN ROMPICOGLIONI

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