Svestita ad arte, dietro la tela del pittore,
posava da modella. Davanti la tela, arricciando le labbra in estatica
meditazione, brandendo il pennello con carismatica presa e impennando il
braccio in un ampio arco avvolgente, posava da artista.
Per secoli i pittori furono costretti a
dipingere Madonne, incarnando l’idealità della Bellezza nello spirito divino
così che potesse stillare sangue. Tuttavia il fatto che la Chiesa si sia
servita di un rituale pagano, come la creazione artistica, per emancipare la
verità cristiana è perché quest’ultima soffre il pudore della nudità e non può
essere svelata se non per mezzo di un’illusione ottica. Ciò non legittima l’arte
nella velleità di volersi occupare di Dio, ma è comunque una concessione alla
modestia aspettarsi il contrario.
La verità, in arte, non è ciò che è
celato dall’illusione del prestigiatore, ma il gesto della mano che inganna
l’occhio del pubblico. Essa è il principio scenico per il quale, nascondendo
una colomba nel cilindro del mago, questo gli voli dritto sulla testa.
Il realismo pittorico è una civettuola
ammissione di responsabilità dell’artista con cui pretende di farsi
pubblicamente carico della colpa per l’imperfezione della natura.
Quando Holbein il Giovane dipinse il
ritratto di Anna di Cleves difettò del talento necessario affinché quest’ultima
risultasse attraente quanto il soggetto della sua tela, e pertanto la sua
sfortuna presso la corte di Enrico VIII fu del tutto meritata.
La donna è un esame imprescindibile per
l’apprendistato poetico così come la natura morta lo è per la pittura. Non vi è
poeta che non si sia misurato con la sua capacità di sublimare la
più prosaica delle pose della natura. Ma solo quelli più talentuosi riescono a
fallire clamorosamente l’esame, essendo la donna un problema insolubile
artisticamente.
Ritrarre una donna è un raffinato
esorcismo con cui il pittore debella lo spirito che infetta il suo ideale, e la
tela è il luogo in cui ne occulta il cadavere per rimanere impunito.
L’arte è l’ultimo appello degli uomini contro il Creato da cui sono
stati esiliati. La donna è troppo coinvolta nella natura, della quale è una
parte, e per questo non può comprendere il tutto più di quanto un naso possa
essere consapevole dell’intero corpo.
Se non ci fosse una donna dietro a una tela
l’arte andrebbe nel panico, e ugualmente andrebbe nel panico se fosse davanti
alla tela. Ma una donna che dipinge è comunque un soggetto irresistibile per
qualunque quadro.
La civetteria della donna, da non confondersi con la vanità
dell’artista, ne corrompe lo spirito e la rende del tutto inadeguata a
dipingere: una pittrice che non sia soddisfatta del proprio
autoritratto aggiungerebbe rossetto e fondotinta per perseguire un ideale estetico.
Una donna in posa nell’atelier di
un pittore ha una funzione esclusivamente ornamentale.
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