lunedì 30 settembre 2019

SULL'ARTE (Parte IV) - e le implicazioni con la donna


Svestita ad arte, dietro la tela del pittore, posava da modella. Davanti la tela, arricciando le labbra in estatica meditazione, brandendo il pennello con carismatica presa e impennando il braccio in un ampio arco avvolgente, posava da artista.

Per secoli i pittori furono costretti a dipingere Madonne, incarnando l’idealità della Bellezza nello spirito divino così che potesse stillare sangue. Tuttavia il fatto che la Chiesa si sia servita di un rituale pagano, come la creazione artistica, per emancipare la verità cristiana è perché quest’ultima soffre il pudore della nudità e non può essere svelata se non per mezzo di un’illusione ottica. Ciò non legittima l’arte nella velleità di volersi occupare di Dio, ma è comunque una concessione alla modestia aspettarsi il contrario.

La verità, in arte, non è ciò che è celato dall’illusione del prestigiatore, ma il gesto della mano che inganna l’occhio del pubblico. Essa è il principio scenico per il quale, nascondendo una colomba nel cilindro del mago, questo gli voli dritto sulla testa.

Il realismo pittorico è una civettuola ammissione di responsabilità dell’artista con cui pretende di farsi pubblicamente carico della colpa per l’imperfezione della natura.

Quando Holbein il Giovane dipinse il ritratto di Anna di Cleves difettò del talento necessario affinché quest’ultima risultasse attraente quanto il soggetto della sua tela, e pertanto la sua sfortuna presso la corte di Enrico VIII fu del tutto meritata.
La donna è un esame imprescindibile per l’apprendistato poetico così come la natura morta lo è per la pittura. Non vi è poeta che non si sia misurato con la sua capacità di sublimare la più prosaica delle pose della natura. Ma solo quelli più talentuosi riescono a fallire clamorosamente l’esame, essendo la donna un problema insolubile artisticamente.

Ritrarre una donna è un raffinato esorcismo con cui il pittore debella lo spirito che infetta il suo ideale, e la tela è il luogo in cui ne occulta il cadavere per rimanere impunito. 

L’arte è l’ultimo appello degli uomini contro il Creato da cui sono stati esiliati. La donna è troppo coinvolta nella natura, della quale è una parte, e per questo non può comprendere il tutto più di quanto un naso possa essere consapevole dell’intero corpo.
Se non ci fosse una donna dietro a una tela l’arte andrebbe nel panico, e ugualmente andrebbe nel panico se fosse davanti alla tela. Ma una donna che dipinge è comunque un soggetto irresistibile per qualunque quadro.

La civetteria della donna, da non confondersi con la vanità dell’artista, ne corrompe lo spirito e la rende del tutto inadeguata a dipingere: una pittrice che non sia soddisfatta del proprio autoritratto aggiungerebbe rossetto e fondotinta per perseguire un ideale estetico.
Una donna in posa nell’atelier di un pittore ha una funzione esclusivamente ornamentale.

L'ARTE DI AVERE A CHE FARE CON LE DONNE

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