giovedì 3 gennaio 2019

SULL'ARTE (Parte III)

MASSIME PER ESSERE FRAINTESI IN SOCIETÀ




In che rapporti sono la psicanalisi e l’arte? In quelli di un cerino che pretende di illuminare il sole.

L’arte non è commestibile e il temperamento artistico è sempre l’effetto di una cattiva digestione.

Il proposito che ispira ogni scrittore a realizzare un’opera è quello di depistare i propri lettori da ciò che gli passa per la testa.

Il suo talento poetico era ancora acerbo, ma grazie alle numerose esperienze e alle buone letture divenne subito marcio. 

Il poeta attinge i suoi suoni dalla tavolozza dei colori, e pertanto la sua opera è impronunciabile all’orecchio, ma entra tutta nell’occhio.

Le esperienze di un poeta non lo riguardano mai personalmente, ma dal momento che se ne serve come pretesto letterario allora non riguardano più neanche i suoi lettori.

E’ di cattivo gusto che un poeta scriva la propria autobiografia, e sarebbe già sospetto il fatto che abbia avuto il tempo di viverla.

Lo scrittore ha una costante inquietudine verso la morte che può superare solamente qualora gli sia permesso di mettere mano al suo necrologio. 
L’artista sa fare tutto, ma a parte questo non sa fare nient’altro.

L’arte è un ragionato conflitto di tutte le percezioni sensoriali, nel quale trionfa ineluttabile il senso del gusto.
L’arte può anche indagare l’interiorità di un commesso d’ufficio, come ha da tempo dimostrato la narrativa russa. Ma il fatto che la legge vieti all’artista di aprire un dipendente comunale e frugare tra le sue viscere per studiarne la funzionalità organica impone che egli se ne astenga in segno di protesta.
Ormai l’unica trasgressione letteraria possibile per uno scrittore è censurarsi. Ma neanche il proibizionismo artistico è più sufficiente a soddisfare la morbosità del pubblico, e persino non scrivere affatto non offre più garanzie di non essere citati.
Gli scrittori buoni quando muoiono vanno in Paradiso, quelli cattivi finiscono nel Purgatorio di un’opera autobiografica.

L’ozio costringe l’artista a tali fatiche che spesso fantastica di poter anche lui dedicarsi ad attività più inutili e riposanti, come ad esempio lavorare.

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