Un magistrato è il depositario del bene e del
male sulla terra, ma difettando di qualunque conoscenza dell’uno e dell’altro
non è in grado neanche di infilarsi le dita nel naso senza l’ausilio scolastico
delle istruzioni per l’uso. Il suo apparato intestinale è infatti troppo
grossolano per digerire il frutto proibito, e dal momento che gli è rimasto in
gola rischia solo di strozzarcisi. Forse sarebbe auspicabile sottoporre
ciascuno di essi a un periodo di coercizione obbligatoria prima di
permettergli l’esercizio della propria funzione giudicante e beneficiare così
degli effetti di educazione morale che la pena giudiziaria vaneggia di
perseguire. D’altronde solo il poeta può legittimamente sedere sul trono di
Salomone avendo sufficiente spirito estetico per risolvere le brutture della
materia, ma fortunatamente se ne tiene a distanza così da evitare che i
magistrati comincino a scrivere poesie.
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