Questa
mattina, con lodevole anticipo, mi sono stati recapitati in casa alcuni libri
che avevo ordinato nei giorni scorsi. Quando si tratta di cose di nessuna
urgenza, va detto, i servizi postali sono sempre molto efficienti. La mia
reazione vedendo quella pila di opere letterarie è stata di isterica inquietudine.
Ho sbuffato, inveito contro il postino, preso la refurtiva, e me la sono
portata in camera da letto. Guarda un po’ non bastava essermeli comprati,
adesso mi tocca anche leggerli. Ebbene sì, arrivati ai trent’anni leggere
diventa una sorta di tic nervoso, un’abitudine malsana. Un vezzo per spiriti
satolli, ecco. E allora perché li hai comprati, mi direte. Per leggerli, è
ovvio. Che domanda del cavolo.
Sbracato sul
letto scartabello il pacco postale e catalogo i nuovi arrivati. Vediamo un po’:
“Noi” di Zamjatin, l’antesignano della
distopia orwelliana, e vabbè.
“Apollineo e Dionisiaco” di Giorgio Colli,
ma tu guarda.
“Gli otto peccati capitali della nostra civiltà”
di Konrad Lorenz (mi chiedo quale sia l’ottavo).
“Ubik” di Philip K. Dick e tutti i
racconti scritti dal medesimo tra il 1964 e il 1981.
“La miseria della condizione umana. De
contemptu mundi”, di Lotario di Segni, alias Papa Innocenzo III.
“Fuoco fatuo” di Drieu La Rochelle, sul
tema del suicidio, per stare allegri.
A proposito di
suicidio, in questo periodo devo convenire di non soffrire affatto di picchi di
depressione. Ne consegue che godo di quella lucidità di spirito per pensare al
suicidio costantemente. Non credo tuttavia che manterrò fede al mio proposito
nel breve periodo. Innanzitutto per pigrizia esistenziale. In secondo luogo
perché dovrei prima consultare dei tutorial
su come eseguirlo in modo indolore e senza sporcare il pavimento. Il terzo
motivo è perché non ritengo che il vuoto che lascerò
nel mondo possa essere colmato con la mia assenza.
Tornando ai
libri menzionati converrete che sono la persona più indicata per poterveli
consigliare: non avendoli letti non c'è pericolo che il mio giudizio ne sia influenzato, e quindi sono in una posizione di insospettabile imparzialità. Inoltre c’è da dire che
raramente vengo deluso da un libro che acquisto personalmente. Ammetto di avere un certo fiuto letterario su queste cose.
Per lo stesso principio un libro che non abbia letto non vale la pena di essere
letto, altrimenti va da sé che l’avrei letto.
Do un’altra
sbirciatina sul retro dei libri, devo scegliere il primo: li scruto, ne
sventaglio le pagine, li annuso, li metto contro luce, ci ticchetto sopra con
le dita, alzo gli occhi al soffitto e penso…che palle!
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