martedì 25 dicembre 2018

Consigli di lettura ed elogio delle guerre puniche




Avevo da poco scambiato gli auguri di rito e perduto nella tombola famigliare gli ultimi spiccioli rimastimi in tasca dopo le vessazioni natalizie, quand'ecco i miei parenti e le mie sorelle si ritirano nelle segrete stanze lasciandomi in salotto solo come un cane.
Allora faccio quello che di questi tempi avrebbe fatto al mio posto Gesù Cristo il giorno del suo compleanno, non appena congedati gli ultimi invitati: mi sbraco sul divano e accendo la televisione.
Frugo nella scatola magica, e toh cosa ti trovo? “Comma 22” di Mike Nichols tratto dall’omonimo romanzo di Joseph Heller. Decido di rivedermi il film.
La pellicola ricalca piuttosto bene lo spirito del libro (ma voi non fate i furbetti e non dispensatevi dal leggerlo). Io lo lessi una decina di anni fa, forse troppi, ma posso consigliarvelo ad occhi chiusi coi piedi sui carboni ardenti. Un libro postmoderno proprio come piace a me: per mezzo di uno stile surreale, beffardo, con il gusto del paradosso, Heller smaschera il nonsense della guerra, gli interessi economici che la innervano e demolisce l’apparato burocratico militare.
Certamente un libro che non deve mancare nella biblioteca di un lettore dal gusto raffinato.


Ebbene cosa ti vado a pensare guardando sullo schermo questa pietra miliare dell’antimilitarismo mentre sono ancora inebetito dagli strascichi della bontà natalizia?
Che una guerra ci farebbe bene, per sgranchirci un po’. Sicuramente ne gioverebbe la letteratura.
Una guerra ideologica o per la supremazia economica? Una guerra per esportare la democrazia? Per piacere basta con queste volgarità. Piuttosto una guerra per la guerra, per ricordarci ciò di cui ci siamo dimenticati da tempo: che siamo vivi.
Una guerra per la Patria allora? Ma sì dai, in fondo non c’è più alcun gusto ad essere italiani senza neanche una Patria a cui disobbedire.
Non sia mai che saccheggiare una città, bruciare una biblioteca o impiccare una vecchietta ci aiuti emotivamente a uscire da questo eterno ’68 ecumenico in cui ci hanno infilato.
Tuttavia siamo ormai così innocui e delicati che temo finiremo al massimo col tirarci per i capelli sul campo di battaglia (forse la prossima sarà una guerra a quote rosa chissà).
La mia guerra storica preferita è quella che fu combattuta fra i Romani e i Cartaginesi. Un bel melodramma in tre atti apparecchiato con tutti gli effetti scenici necessari a una guerra come si deve: elefanti, conflitti navali, strategie geniali, frasi storiche e un villain con i controcoglioni.
Una guerra fatta ad arte, a misura d’uomo, non certo come quella moderna involgarita dai progressi della tecnica e che ormai è solo un rischio meccanico collettivizzato per proletari disoccupati.

Ah le belle guerre puniche, sì sono davvero le mie preferite, ma anche il 14-18, come cantava scherzosamente il Maestro, non era poi così male.


Qui un buon adattamento in italiano che ho trovato:





Comma 22 del regolamento militare:
«Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo.»





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